Devianza minorile: comportamenti aggressivi in adolescenza e Teen Dating Violence
- Giulia Dovier
- 16 set 2022
- Tempo di lettura: 3 min
In merito alla genesi del comportamento aggressivo va sottolineato che all’aggressività non sempre è da attribuire connotazione negativa; essa può svilupparsi infatti, anche in senso adattivo ed essere finalizzata a garantire la sopravvivenza e la difesa dell’individuo. Al contrario, il comportamento aggressivo si configura come dannoso nel momento in cui, in modo intenzionale, procura un danno all’altro.

Durante il periodo adolescenziale, le relazioni sentimentali, analogamente ai rapporti con il gruppo dei pari, rivestono un ruolo molto importante. In particolare, esse consentono all’individuo di consolidare l’intimità, l’autonomia personale e di rafforzare la propria autostima.
Con l’innalzamento dell’età, non solo le relazioni sentimentali diventano più intense, ma in alcuni casi, viene esacerbata anche la loro dinamica conflittuale (Menesini e Nocentini, 2008).
Per descrivere il fenomeno relativo all’aggressività nelle prime relazioni sentimentali adolescenziali, la comunità scientifica utilizza il termine Teen Dating Violence.
Le forme della Teen Dating Violence
Nella TDV i comportamenti aggressivi possono presentarsi almeno in tre modalità differenti:
violenza fisica, che include tutte le forme di aggressioni corporee, come calci, schiaffi, strattoni, morsi, graffi o violenze più gravi come colpire la vittima con pugni o con l’ausilio di oggetti, causare lesioni e slogature agli arti o aggredirla con armi da fuoco o contundenti;
violenza sessuale, si traduce in rapporti sessuali ottenuti senza il consenso di entrambi i partner. Gli studi sulla violenza sessuale operano, a tal proposito un distinguo, tra aggressioni senza contatto fisico, come costringere la propria o il proprio partner a inviare foto di sé con contenuti a sfondo sessuale, spedire via mail o cellulare inviti sessuali indesiderati, ed atti sessuali con contatto fisico;
violenza psicologica, riguarda atteggiamenti che minano all’autostima della persona coinvolta e si concretizzano nella messa in atto di comportamenti minacciosi, monitoraggio, umiliazioni ed insulti e comportamento manipolatorio.
Un ruolo importante è rivestito anche dai comportamenti aggressivi agiti tramite l’ausilio della rete, che rientrano tra i fenomeni di cyberviolenza, come il sexting e la cybermolestia.
Così come per quanto concerne ogni forma di violenza, anche in tal caso, gli adolescenti coinvolti possono subire una serie di conseguenze, in grado di incombere sulla loro salute, quali lesioni corporee, conseguenze psichiche, alti tassi di gravidanze precoci ed indesiderate, abbandoni scolastici, scelta di strategie di coping pericolose per la salute come la messa in atto di comportamenti antisociali.
Come intervenire?
Esplorare questo fenomeno diventa importante per diversi aspetti: oltre che in ottica preventiva, al fine di preservare il benessere psico-fisico degli adolescenti, anche per comprendere dove si originano le dinamiche di coppia disfunzionali in grado di tradursi, in futuro, in episodi di violenza domestica incentivando ed innescando la trasmissione intergenerazionale della violenza.
Conoscere il fenomeno, consente di effettuare un’adeguata valutazione del rischio, prevenendo l’escalation violenta e di attivare azioni protettive a tutela delle giovani vittime.
Risulta quindi fondamentale comprendere cosa il minore stia cercando di comunicare e chi sia il destinatario del suo messaggio, nonché il valore ed il significato attribuito all’azione deviante. I classici indicatori di disagio giovanile come predittori di condotte a rischio, seppur siano fattori non trascurabili, non bastano più a fornire una spiegazione alla scelta deviante.
La devianza oggigiorno non è più vincolata in modo causalistico a contesti di deprivazione, ma si configura come un comportamento appreso e che si sviluppa nel contesto gruppale, caricandosi di significati.
Ecco perché risulta fondamentale concepire strumenti operativi in grado, non solo di comprendere, ma anche di fronteggiare il fenomeno.
Educare alla legalità sicuramente è un obiettivo d’elezione: infatti, diffondere un sistema di valori in grado di orientare l’azione giovanile, diviene una forma di prevenzione del rischio di devianza.
La prevenzione deve, prima di tutto, perseguire un obiettivo educativo, centrato sulla possibilità di scelta e di costruzione del proprio progetto di vita, finalizzato a promuovere l’autonomia e la capacità decisionale individuale.
Una società che valorizza il benessere, l’autocontrollo emotivo e comportamentale e la capacità di gestire situazioni difficili contribuisce a diminuire il rischio di devianza.
Bibliografia
CORSI M. (2014). Voce “Devianza”. In: Leang M., a cura di, Enciclopedia pedagogica. Brescia: La Scuola.
FREUD A., BURLINGHAM D. (1942). Young children in war time: a year’s work in a residential war nursery. London: Allen & Unwin.
IAQUINTA T. (2007). Orientare per educare. In: D’Arcangeli M.A. e Ronconi M.L., a cura di, Una nuova idea di cittadinanza per uno sviluppo sostenibile della società e dell’ambiente. Roma: Pieraldo Editore.
MENESINI E., & NOCENTINI A. (2008). Comportamenti aggressivi nelle prime esperienze sentimentali in adolescenza. Giornale Italiano di Psicologia, 35(2), 407-434.
ZWEIG J. M., DANK M., LACHMAN P., YAHNER J., (2013). Teen Dating Violence and Abuse, and Bullying, Urban Institute, Washington, DC.