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Attrazione letale: innamorarsi di partner che uccidono. Il terreno dell’ibristofilia

  • Immagine del redattore: Giulia Dovier
    Giulia Dovier
  • 16 set 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Il termine “ibristofilia” è stato coniato dallo psicologo e sessuologo neozelandese John Money nel 1986 e viene utilizzato per riferirsi ad un particolare tipo di parafilia, che consiste nel provare attrazione morbosa per coloro che hanno commesso dei reati oltraggiosi nei confronti dell’umanità.

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L’ibristofilia è stata anche definita “sindrome di Bonnie e Clyde”, in seguito alla popolarità della vicenda che ha visto protagonisti Bonnie Parker e Clyde Barrow, coppia criminale statunitense divenuta l’emblema di tale disturbo.


Inizialmente, nel riferirsi a tale manifestazione, ci si è mossi sul terreno della perversione; uno dei primi studiosi ad occuparsi di perversione è stato lo psichiatra tedesco Krafft – Ebing. L’autore ha classificato dal punto di vista clinico le psicopatie sessuali ed individuato un elemento che contribuisce a stabilizzare le perversioni, definito “onanismo psichico”. Tramite il meccanismo in questione, l’individuo si rappresenta la persona o l’oggetto che provoca in lui eccitazione e trae piacere da tale rappresentazione. In questo modo, l’idea del piacere viene man mano sempre più associata allo stimolo perverso e ciò non può che alimentare la perversione sessuale.


Alle definizioni psicanalitiche di perversione sono seguiti una serie di studi che hanno sistematizzato tale nozione.


Con l’avvento del DSM in particolare, il concetto ha subito una notevole evoluzione ed il termine è stato modificato in “parafilia” per indicare i casi in cui le fantasie sessuali devianti interferiscono in modo pervasivo con il funzionamento della persona nei vari contesti. Attualmente, nel DSM 5 vengono identificate otto differenti forme di disturbi parafilici accanto a cui si collocano una serie di disturbi non specificati, tra i quali si trova anche l’ibristofilia.


Caratteristiche peculiari di tale parafilia

Il fenomeno, anche riconosciuto nei termini di Serial Killer Groupies, seppur sia maggiormente diffuso nel mondo femminile, può verificarsi sia negli uomini che nelle donne, i quali manifestano una dipendenza compulsiva nei confronti di stimoli insoliti, che si dimostrano fondamentali per l’attivazione ed il mantenimento dell’eccitazione sessuale.


Nell’ibristofilia dunque, l’arousal è determinato proprio dalla consapevolezza di avere accanto un partner che ha commesso un crimine, tipicamente violento, come ad esempio un omicidio.


Sempre secondo il sessuologo Money, esiste anche una particolare variante del disturbo in cui il soggetto ibristofilo, induce il coniuge o l’amante a commettere dei reati, proprio al fine di soddisfare i requisiti tipici di tale parafilia.


Un ulteriore aspetto implicato nel fenomeno è quello relativo all'ambivalenza affettiva, così come definita da Bleuler. Lo psichiatra utilizza tale termine per riferirsi a quelle situazioni in cui possono coesistere contemporaneamente il desiderio e la paura per un determinato oggetto. L’ambivalenza, che può essere riscontrata anche in stati non patologici, tende a manifestarsi in modo maggiormente drammatico nell’ambito della patologia, nel quale il piacere viene ricavato irrimediabilmente da ciò che ispira allo stesso tempo timore.


Si tratta di “amore”?

Secondo lo psichiatra norvegese, David Abrahmsen, coloro che sono affetti da ibristofilia sono alla ricerca dell’amore, spesso sono infelici, frustrati e godono di bassa autostima; ricercano quindi, personalità forti che possano affiancarli e accanto ai quali si possano sentire protetti.


La domanda che ci si pone tuttavia, è se sia possibile parlare realmente di amore autentico.


Tali individui manifestano un sentimento molto profondo, che però non può essere paragonato ad un amore maturo o ad una passione sessuale adulta.

Molte di queste persone, a causa di problemi relativi alla sfera affettiva e sessuale, dovuti a ferite radicate nell’infanzia, scelgono di vivere un amore fantasticato, che non si basa su un reale sentimento amoroso, ma su un’illusione fondata sul diniego.

L’omicidio dal partner viene quindi scisso ed il crimine negato.

Il fascino della notorietà e lo status sociale del serial killer, conferiscono ad individui con bassa autostima una sensazione di importanza, mai provata in precedenza, ed il loro prestigio aumenta in modo direttamente proporzionale all’efferatezza dei crimini commessi dai loro partner.



Bibliografia:

  • Articolo tratto dalla tesi di Laurea Magistrale in Psicologia criminologia e forense Attrazione letale: donne che si innamorano di uomini che uccidono. Ibristofilia e dintorni (2018), Dovier Giulia.

  • Giebel, G., & Elbert, T. (2014). The Perception of a Woman's Love in a Relationship with a Prisoner is Erotic and Altruistic. Journal of Forensic Science & Criminology, 1(4).

  • Isenberg, S., & Isenberg, S. (1991). Women who love men who kill. New York, NY: Simon & Schuster.

  • Krafft-Ebing, R. (1966). Psychopathia sexualis, traduzione italiana sulla 16a e 17a edizione tedesca completamente rielaborata dal Dott. Albert Moll con note di adeguamento al Diritto italiano a cura del Prof. Piero Giolla, Milano, Manfredi.

  • Money, J. (1986). Lovemaps: Clinical concepts of sexual/erotic health and pathology, paraphilia, and gender transposition of childhood, adolescence, and maturity. Ardent Media.

 
 

Dott.ssa Giulia Dovier

Psicologa iscritta all'Ordine degli Psicologi del FVG (n. 2235)

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